Ciò che mi ha sempre colpito nelle mie esperienze in tutti questi anni è che il lavoro su se stessi fatto singolarmente ha un impatto, ma quando viene fatto insieme agli altri sprigiona una potenza difficile da comprendere.
L’autoanalisi, condotta con il supporto esterno di un professionista, che pur serve a fare chiarezza dentro di sé e che attinge a tutte le risorse proprie dell’individuo per arrivare ad una comprensione profonda delle cause di un disagio personale ha un impatto limitato.
Lo stesso processo di analisi condiviso in un gruppo di persone che decidono di mettersi in gioco e di “buttare sul piatto” le proprie difficoltà senza vergogna e con fiducia reciproca ha un potenziale
trasformativo che è più della somma degli individui. Il noi non è l’addizione di tanti io ma è qualcosa che trascende la somma delle unità.
Le attività di disegno onirico e di psicodramma condotte nei piccoli gruppi diventano un’occasione irrinunciabile per chi vuole guardare se stesso negli occhi dell’altro, spazio e tempo durante i quali ciascuno
funge da specchio al proprio compagno. E vedendo negli occhi di ci sta davanti le stesse paure, gli stessi timori che abbiamo noi, ci sentiamo meno soli e acquistiamo la fiducia che insieme possiamo farcela.