All’inizio del mio percorso professionale ho avuto occasione di frequentare come volontario una comunità terapeutica di recupero per giovani con problemi di dipendenza. La filosofia che era alla base del progetto
d’intervento spiega meglio di molte mie parole quello che magicamente avviene nei gruppi di psicodramma.
La riporto integralmente, come una preghiera laica.
Siamo qui
perché non c’è alcun rifugio
dove nasconderci da noi stessi.
Fino a quando una persona
non confronta se stessa
negli occhi e nei cuori degli altri, scappa.
Fino a quando
non permette loro di condividere i suoi segreti,
non ha scampo da essi.
Timorosa di essere conosciuta,
non può conoscere se stessa
né gli altri: sarà sola.
Dove altro se non nei nostri punti comuni
possiamo trovare un tale specchio?
Qui, insieme,
una persona può, alla fine,
manifestarsi chiaramente a se stessa,
non come il gigante dei suoi sogni
né il nano delle sue paure,
ma come un uomo parte di un tutto
con il suo contributo da offrire.
In questo terreno noi possiamo mettere radici
e crescere, non più soli, come nella morte,
ma vivi a noi stessi e agli altri.